Il criterio più comunemente usato per stimare l'influenza a livello mondiale di una valuta è la sua capacità di determinare i movimenti di cambio di altre divise negoziate sui mercati del FOREX (Foreign Exchange): più sono condizionate dalla valuta di riferimento più i movimenti dei rispettivi tassi di cambio sono coordinati. Con questo meccanismo si viene in qualche modo a creare una "zona valutaria estesa" comprendente economie anche molto diverse che utilizzano valute diverse ma relativamente stabili fra loro. In queste aree i trasferimenti di capitale transfrontalieri sono soggetti a un rischio valutario inferiore, per via della minore volatilità dei tassi di cambio, quindi gli operatori tendono a preferire per le operazioni in valuta estera, ma a volte anche interne, la divisa dominante della propria area. Dato che molta dell'influenza fra valute dipende dai rapporti commerciali, alcuni paesi possono cambiare zona nel tempo mentre altri sono saldamente legati a una certa zona.

Come si vede dalle mappe fino agli anni '70 la predominanza assoluta era del dollaro USA (Europa compresa, tranne Regno Unito e Germania), affiancato dalla sterlina, mentre in seguito si è verificata la scomparsa dell'area della sterlina e un arretramento di quella del dollaro in favore della nascita e l'ascesa dell'area del marco tedesco dell'ovest.
Com'era facile da prevedere, nel 1999 contemporaneamente alla nascita dell'euro è nata anche una sua area che comprende ad oggi quasi tutta Europa, con lo stesso Regno Unito, e parte dell'Africa, ma si è estesa anche a Canada, Australia e Nuova Zelanda. Viste le dimensioni e il peso dell'economia europea potrebbe sembrare strano che la sfera d'influenza della nostra valuta non si estenda ulteriormente, ma va tenuto presente che di fatto le valute rispecchiano i paesi nel complesso, anche nel peso politico e militare: se l'UE o almeno la sua parte principale avesse un'unità politica decente potremmo andare ben oltre questo.
