Danimarca nell'Euro?!?!
Posted: Fri Nov 23, 2007 4:20 pm
Da "ilsole24ore.com"
La Danimarca rivoterà sull'adozione dell'euro
di Adriana Cerretelli
La Danimarca torna all'ovile europeo con partnership piena, rinunciando alle quattro grandi deroghe su euro, difesa comune, affari interni e di giustizia e cittadinanza europea, pretese nel 1993 per digerire il Trattato di Maastricht, dopo il gran rifiuto del '92? Se così sarà, dopo la fine della crisi istituzionale e la rimonta economica dell'Unione, sarà il primo segnale politico positivo e finalmente in controdendenza in un'Europa che da anni non riesce più ad avere consenso e fiducia dei suoi cittadini.
«È opinione del Governo che nel corso dei 4 anni di questa legislatura il Paese sia chiamato a votare sui nostri opt-out dalla cooperazione europea, che ormai danneggiano gli interessi del Paese. Spetta ai danesi decidere», ha dichiarato ieri alla tv il premier, Anders Fogh Rasmussenn, a poco più di una settimana dalle elezioni che l'hanno riconfermato per la seconda volta in sei anni alla guida della coalizione di centro-destra.
Secondo l'ultimo sondaggio effettuato ai primi di settembre, oggi il 52% dei danesi è favorevole all'ingresso nell'euro. Che invece nel 2000 fu bocciato con il 53% dei voti. Come mai? L'Europa di oggi non suscita più da nessuna parte (Inghilterra esclusa) il timore del super Stato. In compenso, siccome sette anni fa la Danimarca divorziò di diritto, ma non di fatto dall'euro, ha finito per scoprire tutti gli svantaggi della sua scelta. La corona è infatti agganciata allo Sme2, oscilla dentro la fascia del 2,25% in più o in meno e segue quasi in tempo reale la politica dei tassi della Bce. In breve, non è nella moneta unica, ma si comporta come se ci fosse, subendone passivamente le decisioni. Con un bilancio in surplus del 4%, un debito al 25%, un'inflazione all'1,7%, la Danimarca ha tutti i parametri di Maastricht più che in ordine. Se lo volesse, potrebbe entrare nell'euro anche domani, senza che nulla cambi per la sua economia.
Di sicuro però un cambiamento di rotta così clamoroso, in un'Europa che continua a trastullarsi con il gioco degli opt-out, provocherebbe un effetto a catena. Perlomeno nei Paesi nordici. Prima di tutto in Svezia, che a sua volta disse no all'euro, ma ora starebbe riflettendo su un'eventuale marcia indietro. E poi in Norvegia e Islanda: i due Paesi scandinavi fuori dall'euro e dall'Unione da tempo hanno contatti riservati con Bruxelles per studiare come entrare nella moneta unica europea senza aderire alla Ue. Insomma, con un piccione danese, l'euro potrebbe catturarne altri tre: tutte economie ricche, industrializzate ed estremamente competitive.
Per ora comunque non è chiaro quando si terrà il referendum a Copenaghen. Rasmussen ieri non si è sbilanciato sulla data. Però ha ribadito di volere al più presto la ratifica del nuovo Trattato Ue sulle riforme per poi condurre un'analisi approfondita sull'impatto dei quattro opt-out. Dopo di che arriverà il referendum, secondo alcuni già verso la fine del 2008 (con ingresso nell'euro nel 2009, forse insieme alla Slovacchia). Perché, si sussurra a Copenaghen, a quel punto Rasmussen, un europeista convinto, potrebbe dimettersi per candidarsi alla presidenza del Consiglio europeo.
La Danimarca rivoterà sull'adozione dell'euro
di Adriana Cerretelli
La Danimarca torna all'ovile europeo con partnership piena, rinunciando alle quattro grandi deroghe su euro, difesa comune, affari interni e di giustizia e cittadinanza europea, pretese nel 1993 per digerire il Trattato di Maastricht, dopo il gran rifiuto del '92? Se così sarà, dopo la fine della crisi istituzionale e la rimonta economica dell'Unione, sarà il primo segnale politico positivo e finalmente in controdendenza in un'Europa che da anni non riesce più ad avere consenso e fiducia dei suoi cittadini.
«È opinione del Governo che nel corso dei 4 anni di questa legislatura il Paese sia chiamato a votare sui nostri opt-out dalla cooperazione europea, che ormai danneggiano gli interessi del Paese. Spetta ai danesi decidere», ha dichiarato ieri alla tv il premier, Anders Fogh Rasmussenn, a poco più di una settimana dalle elezioni che l'hanno riconfermato per la seconda volta in sei anni alla guida della coalizione di centro-destra.
Secondo l'ultimo sondaggio effettuato ai primi di settembre, oggi il 52% dei danesi è favorevole all'ingresso nell'euro. Che invece nel 2000 fu bocciato con il 53% dei voti. Come mai? L'Europa di oggi non suscita più da nessuna parte (Inghilterra esclusa) il timore del super Stato. In compenso, siccome sette anni fa la Danimarca divorziò di diritto, ma non di fatto dall'euro, ha finito per scoprire tutti gli svantaggi della sua scelta. La corona è infatti agganciata allo Sme2, oscilla dentro la fascia del 2,25% in più o in meno e segue quasi in tempo reale la politica dei tassi della Bce. In breve, non è nella moneta unica, ma si comporta come se ci fosse, subendone passivamente le decisioni. Con un bilancio in surplus del 4%, un debito al 25%, un'inflazione all'1,7%, la Danimarca ha tutti i parametri di Maastricht più che in ordine. Se lo volesse, potrebbe entrare nell'euro anche domani, senza che nulla cambi per la sua economia.
Di sicuro però un cambiamento di rotta così clamoroso, in un'Europa che continua a trastullarsi con il gioco degli opt-out, provocherebbe un effetto a catena. Perlomeno nei Paesi nordici. Prima di tutto in Svezia, che a sua volta disse no all'euro, ma ora starebbe riflettendo su un'eventuale marcia indietro. E poi in Norvegia e Islanda: i due Paesi scandinavi fuori dall'euro e dall'Unione da tempo hanno contatti riservati con Bruxelles per studiare come entrare nella moneta unica europea senza aderire alla Ue. Insomma, con un piccione danese, l'euro potrebbe catturarne altri tre: tutte economie ricche, industrializzate ed estremamente competitive.
Per ora comunque non è chiaro quando si terrà il referendum a Copenaghen. Rasmussen ieri non si è sbilanciato sulla data. Però ha ribadito di volere al più presto la ratifica del nuovo Trattato Ue sulle riforme per poi condurre un'analisi approfondita sull'impatto dei quattro opt-out. Dopo di che arriverà il referendum, secondo alcuni già verso la fine del 2008 (con ingresso nell'euro nel 2009, forse insieme alla Slovacchia). Perché, si sussurra a Copenaghen, a quel punto Rasmussen, un europeista convinto, potrebbe dimettersi per candidarsi alla presidenza del Consiglio europeo.